Armageddon. La battaglia per la Germania (1944-1945) by Max Hastings

Armageddon. La battaglia per la Germania (1944-1945) by Max Hastings

autore:Max Hastings
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Europe, World War II, 20th Century, Modern, General, Military, History
ISBN: 9788865593608
editore: BEAT
pubblicato: 2016-12-14T23:00:00+00:00


Il più orribile viaggio del mondo

A partire dalla fine di gennaio, caduta in mano sovietica gran parte della Prussia orientale, l’esercito tedesco si sforzò prima di tutto di mantenere il possesso delle enclave residue (in particolare Kaliningrad e il vicino porto di Baltijsk) e poi di tenere aperta una linea di ritirata verso sudovest, lungo la costa, per consentire l’accesso in Germania a centinaia di migliaia di profughi. Le vicende del campo di battaglia, e delle precarie vie di fuga, conobbero violenti, e spesso tragici rivolgimenti nelle dieci settimane che seguirono. Il 30 gennaio un assalto russo alla linea ferroviaria che univa Kaliningrad a Baltijsk ebbe atroci conseguenze per un treno di fuggitivi. La motrice fu fermata da un T-34 fermo sui binari. Sotto il fuoco russo, i passeggeri saltarono giù dai vagoni. A quel punto i soldati sovietici si accinsero alla consueta orgia di saccheggi e di stupri. Forze principali a difesa di Kaliningrad erano la 5a Divisione Panzer e la 1a Divisione di fanteria prussiana. Alla metà di febbraio, la guarnigione e i reparti tedeschi di stanza nella penisola di Samland ingaggiarono un feroce contrattacco per riaprire le vie di collegamento con Baltijsk. L’obiettivo – impresa ragguardevole – fu raggiunto il 20. Ancora una volta, la gente riprese a fuggire dalla città verso il porto, riducendo un po’ il quantitativo di bocche da sfamare tra gli assediati. Circa 100.000 persone presero la via della fuga durante questa fase di stasi. Il 26 febbraio, i russi decisero che per il momento non aveva senso impiegare ulteriori risorse per l’assedio di Kaliningrad. Le forze tedesche in città e nella penisola di Samland, a nordest, non potevano minacciare in alcun modo il grandioso piano sovietico. La XXXIX e la XL Armata di Černjachovskij ebbero ordine di tenere la posizione, bloccando il presidio tedesco fino al momento di potergli dedicare tempo e forze per finirlo.

A sud e a ovest, frattanto, il 2° Fronte bielorusso di Rokossovskij, la cui avanzata era partita il 14 gennaio, invadeva quasi tutto il resto della Prussia orientale, mentre Černjachovskij picchiava ancora alle porte del capoluogo. I distaccamenti stavano cedendo, e i comandanti tedeschi implorarono Berlino di autorizzare la IV Armata a ripiegare in forze onde evitare l’accerchiamento. Hitler, come c’era da attendersi, rifiutò. Il 19 la IV Armata riferiva che una gravissima e generalizzata penuria di munizioni stava ormai compromettendo ogni possibilità di resistenza: «Ulteriori perdite, di qualsiasi natura, farebbero precipitare la situazione».36 E tuttavia, la mattina del 21, Guderian comunicava al comandante del Gruppo di armate Nord, Hans Reinhardt, che la IV avrebbe dovuto mantenere la sua posizione attuale. «Ma è impossibile!» protestò il comandante. «Questo vuol dire che tutto sta per crollare.» «Sì, mio caro Reinhardt» osservò stancamente Guderian. Quando infine venne autorizzato un parziale ripiegamento, era ormai troppo tardi.

La mancata presa immediata di Kaliningrad da parte di Černjachovskij irritò Stalin. Informato dei lenti progressi del 3° Fronte bielorusso, il 20 gennaio ordinò alle armate del 2°, guidate da Rokossovskij, di deviare a nord, verso la costa baltica, e isolare la Prussia orientale dal resto del Reich.



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